Cosa
dicono di lui
Forse qualcosa possiamo comprendere su Marioji, leggendo ciò che dicono di lui i Maestri dall’India e personaggi di rilievo.
Sri Sri Sri Tiruchi Maha Swamigal – Bangalore
Tutti, come Marioji, hanno insegnato con umiltà e amore. Arriveranno momenti difficili: per invidia e per paura ci sarà chi attaccherà Marioji. Rimanete uniti, l’Armonia crescerà ovunque, diventerete tanti. Come l’insegnamento di San Francesco non venne capito mentre era ancora in vita, così la sua opera sarà compresa pienamente solo fra tre o quattro generazioni. Egli sta operando per la vera pace, quella che ognuno costruisce dentro di sé. Ogni Maestro viene sulla terra per compassione e per un compito specifico. Quello che Dio ha dato a Marioji è di aprire a tutti la via dello Spirito. Egli possiede l’umiltà di chi conosce l’Amore”.
“Avete avuto una grande fortuna ad incontrare Marioji, non capita a tutti, e non dovete buttarla via. Senza la guida di un Maestro il cammino spirituale è molto arduo, per questo Dio ha mandato Marioji per aiutarvi. Stategli vicino e proteggetelo, perché ne avrà bisogno; accuditelo nelle sue necessità. Siate uniti e sarete una grande forza. L’Armonia crescerà e vicino a Lui raggiungerete la conoscenza del Sé.”
Baba Balak Nath Maharaj – Jaipur
“Marioji è tornato sulla terra per compassione e per aiutare l’umanità a ritrovare se stessa. Cercheranno di ostacolarlo in questo compito, perché insegna agli uomini a diventare liberi, a vedere le cose e gli eventi da una nuova angolazione, risvegliando le loro coscienze con la forza dell’Amore.”
Yogi Bajan
E poi volgendosi a Grazia, compagna di Marioji in tante vite: “Tu sei forte come l’acciaio, stagli sempre vicino!”, disse imperiosamente. Ma non era finita qui. Yogi Bajan avvicinò l’inseparabile bicchiere di latte e quasi gridando disse: “Giura!” Fece mettere la mano di Marioji sul bicchiere: “Giura che non mollerai! E non preoccuparti di niente. Io ti sono servito solo quando volevi mollare tutto”. Dopo il giuramento bevve il latte e continuò: “E adesso incomincia a fare il Guru”.
Don Sergio Mercanzin
Nel lungo tragitto della mia vita anch’io ho conosciuto pochi volti e molte maschere. Uno di quei pochi volti, è quello di Marioji, un volto e nessuna maschera.
In lui tutto è chiaro, autentico, genuino: il veneto e il cittadino del mondo, il contadino e l’erborista, il credente che diffida delle religioni e il cristiano malvisto da certi uomini di Chiesa, il guru e il mistico, il leader e il monaco, il guaritore e il comunicatore, il profeta e il Maestro, con lo stesso destino di tutti i Maestri, quello di avere tanti discepoli e pochi seguaci.
In un dialogo a due o davanti a migliaia di persone il suo linguaggio può essere dolce e poetico oppure polemico e sferzante, colorito e a volte volutamente istrionico. È l’indole contadina, l’aderenza alla terra e alla vita, un ottimo antidoto a due tentazioni: quella di prendere troppo sul serio se stessi fino al culto della personalità e quella di dimenticare la caducità delle cose fino alla drammatizzazione quotidiana della vita.
Marioji sa guidare al silenzio e alla meditazione, con stupefacente autorevolezza, singoli, gruppi, folle eterogenee, sa celebrare con l’affascinante ieraticità di un antico sacerdote i riti sacri dell’Oriente e sa ritirarsi nella solitudine e nella pace della campagna, dentro la tenda segreta o davanti al fuoco sacro, o diventare eremita in una casa di montagna, dimenticata dagli uomini ma non da Dio.
Marioji stupisce con la sua figura, la sua vita, le sue idee, i suoi modi, il suo insegnamento. Ad un Congresso Internazionale sulla preghiera, tenutosi nel 2000 a L’Aquila, i cui atti sono stati poi pubblicati dall’Editrice Vaticana, ho presentato Mario, che era l’ospite d’onore e il personaggio più originale, come “un autentico benedettino del nostro secolo.” Non ha mai avuto una Congregazione, ho detto, non ha mai avuto un Ordine religioso, ha avuto grandi Maestri e ha molti discepoli. Non porta divisa o uniforme, veste l’abito di tutti i giorni e non ha simpatia per la cravatta! Non vive in un Convento, non vive in un Monastero, ha una capanna per cella e beato chi ha il privilegio di entrarci. Non vive il celibato, sono qui presenti sua moglie e i suoi figli. Perché allora dico che è un benedettino? Perché vive il principio fondamentale della Regola benedettina: ora et labora, prega e lavora. Lavora per il prossimo, con il prossimo, sul prossimo.
E prega.
Ho terminato così: “Stamattina il vescovo Molinari, che ha aperto il Congresso, diceva che gli angeli ridono quando uno si agita. Quando gli angeli vedono Mario non ridono, sorridono perché Mario non si agita, invece prega e insegna a pregare. Allora gli faccio una richiesta paradossale, perché l’hanno fatta i discepoli di Gesù a Gesù: Mario, insegnaci a pregare”.
E Mario come poteva cominciare il suo intervento se non così? “Innanzitutto penso che non devo insegnare niente a nessuno, anzi sono io che imparo.” Poi ha continuato: “Facciamo prima di tutto la preghiera più semplice che esiste, la preghiera del silenzio. Appoggiamo bene i piedi al pavimento, come fosse la terra. Mettiamo le mani sulle ginocchia. Raddrizziamo la schiena. Inspiriamo in modo lento e profondo. Chiudendo gli occhi guardiamo dietro il buio dei nostri occhi. Non servono parole, basta solo ascoltare il nostro respiro e i battiti del nostro cuore”.
E poi “Io sono amante di tutte le religioni. Sono stato musulmano, induista, zoroastriano. Io, per fortuna e grazia, ho avuto un grande parroco, che era un grande santo, che un giorno mi ha detto: “Mario, se vuoi crescere, prendi il tuo sacco a pelo e gira il mondo”. Don Sergio ha detto che io mi dedico alle persone che hanno bisogno. È vero. Una persona ha un tumore, io prego perché il tumore vada via; se una gallina non fa le uova io prego perché faccia le uova. Ma queste sono cose semplici. Importante è che l’uomo senta la voce di Dio dentro se stesso”.
Mario ha chiuso il suo intervento con uno sguardo al futuro, quasi una profezia: “Volenti o nolenti fra 20 anni l’Italia sarà un miscuglio di razze. Invece di tapparci gli occhi con le mani, stendiamo le nostre braccia al nostro nuovo compito, alla nostra nuova missione”. Una profezia che si è puntualmente avverata.
Lontano anni luce dalle diatribe religiose, Mario, uomo del dialogo, è riuscito in un’impresa, che è il suo capolavoro. Ha fatto incontrare il Veneto, dove è nato e vive da sempre, con l’India, che ha visitato innumerevoli volte e dove è un Nome; ha fatto incontrare il cristianesimo nel quale è stato educato con le antiche religioni orientali, dalle quali prende ispirazione; ha fatto incontrare la lingua veneta con il sanscrito, le litanie con i mantra. Confusione? No, armonia.
Mario ha voluto chiamare Yogarmonia lo yoga che pratica e insegna da decenni e, Armonia, l’Associazione che ha fondato, con la quale ha realizzato una infinità di iniziative locali, nazionali e internazionali: congressi per la pace, concerti, viaggi alla scoperta dei segreti profondi e antichi del mondo, corsi di yoga per tutti, per bambini, per disabili, mostre a tema, pubblicazioni di libri tra cui “Nella memoria, la sopravvivenza – Per non dimenticare” – Piccola Enciclopedia Veneta, diversi cd musicali o didattici e il periodico, il SOFFIO, raffinato nei testi, nelle foto, nella grafica.
Perle preziose dell’Associazione Culturale Armonia sono l’Oasi, uno spazio sottratto al degrado e all’abbandono, dove si svolgono le attività dell’Associazione; il gruppo di danzatori sufi, che poco o nulla hanno da invidiare a quelli di Konya, in Turchia; patria della danza sufi; e il complesso musicale che esegue la colonna sonora dei mantra.
Marioji affascina. I suoi occhi e le sue mani hanno colpito al primo incontro Nelda Vettorazzo, l’Autrice della bella biografia a lui dedicata e intitolata significativamente L’AVVENTURA DI YOGARMONIA – Mario Attombri: un guru contadino. “Era l’estate dell’86. Mario mi venne incontro nel cortile di casa. Al primo impatto mi colpì lo sguardo: profondo, infantile, mite, gentile, sorridente, sereno, dolce e azzurro. I suoi occhi sembravano guardare alla sua interiorità e aver catturato un pezzetto d’Infinito e non solo per il loro colore. Sono occhi di chi ha davvero raggiunto la consapevole e costante unione con il Cielo e con la Terra. Mi colpirono poi le mani, forti da contadino, energiche da lavoratore, leggere da suonatore d’arpa, gentili da nobile, tenere da bambino”.
Ma Marioji che dice di se stesso? “Non sono né colto né sapiente, sono un mistico, che attraverso l’insegnamento delle discipline yogiche si prende cura, come un fratello maggiore, di chi è alla ricerca del vero scopo della vita e dell’armonia con il Tutto, di chi è alla sincera ricerca di Dio.”
E a quelli che sono o si credono credenti dice: “Se non hai mai pianto per Dio, come puoi dire che credi in Lui?”